SAI RICONOSCERE UNA PERSONA CHE MENTE..?

mercoledì 15 giugno 2011

MODI LINGUISTICI DELLA COMUNICAZIONE MENZOGNERA



Il modo linguistico va inteso come una organizzazione dinamica e articolata di micro e macrocomponenti del linguaggio, attuata dal parlante per produrre specifici effetti sul destinatario all'interno di un dato contesto. Nello scambio menzognero, al pari di quello veritiero, la connessione fra testo e contesto favorisce la produzione di specifici  modi linguistici, intesi come processi caleidoscopici e calibrati in funzione delle aspettative del sistema parlante-destinatario.






 I modi linguistici sono:
· Dire per non dire
· Esimersi dal dire
· Si dice che...
· Aspetti non verbali presunti..
A) Dire per non dire:  nella comunicazione menzognera è possibile fare ricorso a una estesa varietà di stili linguistici, fra loro grandemente differenti, al limite opposti.
All'interno del modo linguistico dire per non dire abbiamo:
Ambiguità
Prolissità
Nel dire  per non dire si caratterizza dal ricorso a :
1)      elevato numero di modificatori con valenza dubitativa:
circa
quasi
forse
un po'
etc
2)      termini livellatori
tutti
nessuno
etc
3)      predicati epistemici
penso
suppongo
credo
etc
In questo tipo di eloqui le frasi sono lunghe e complesse, con una elevata variazione nella scelta delle parole, riguardanti sopratutto affermazioni generali e vaghe. Il ricorso a frasi fattuali che descrivono episodi concreti è assai limitato; per contro, si assiste a un grande impiego di informazioni secondarie irrilevanti e fuorvianti. In particolare, nel dire menzogne serie, i soggetti fanno minori riferimenti a informazioni percettive e contestuali, mentre danno maggior spazio alle esperienze soggettive in modo analogo a quanto avviene per i resoconti di ricordi immaginati.
Questo modo linguistico nella comunicazione menzognera definito dire per non dire è un modo per diluire le informazioni false e di renderle meno identificabili attraverso quello che chiamiamo noi investigatori psicologici effetto seppia. Facendo ricorso a frasi lunghe e complesse, spesso ridondanti ma povere sul piano dei contenuti concreti, il bugiartdo cerca di neutralizzare, di narcotizzare la menzogna, disorientando il destinatario. Entra qui in gioco un complesso sistema di sfumature di grigio, in cui si dice e non si dice, in cui si dice una cosa e una cosa diversa a proposito della stessa realtà. Attraverso la vaghezza il parlante è in grado di mentire senza correre il rischio di esporsi eccessivamente sia di essere accusato di falsità sfacciata qualora venisse scoperto. Egli può  sempre appoggiarsi su affermazioni fatte in precedenza che gli consentono – almeno in parte – di giustificarsi e di assicurarsi una condizione di buona fede.
B) esimersi dal dire:  questo secondo modo linguistico appare l'opposto a quello descritto precedentemente. Nel dire una menzogna il parlante può fare ricorso a una modalità comunicativa caratterizzata dall'assertività e dall'evitamento ellittico.
Si tratta di un modo linguistico che risulta essere efficace in presenza soprattutto di un interlocutore  sospettoso e inquisitore. Impiegando questo modo linguistico, il mentitore usa forme reticenti per esprimersi, con lo scopo di dire il minimo necessario. Le frasi sono brevi, spesso di natura nominale e incomplete sul piano sintattico, in quanto  il soggetto  e il predicato verbale sono impliciti.
Le pause vuote (il silenzio) e quelle piene tipo (vocalizzi, mhm, ehm, ah, etc) sono frequenti e lunghe.
I tempi di latenza sono alquanto lunghi. Inoltre questo modo linguistico prevede che il parlante  ripeta le medesime frasi usando le stesse parole, senza produrre variazioni, anche in presenza di domande diverse.
Questo tipo di comunicazione menzognera  può essere definito come “esimersi dal dire”, in quanto mira a una elevata riduzione delle informazioni e alla semplificazione delle frasi. Entra qui in atto una sorta di effetto tartaruga , dal guscio impenetrabile, che impone l'omissione di informazioni sostanziali per il destinatario. Il parlante pur dicendo una menzogna, cerca di definire i confini del discorso nel modo più tretto possibile, senza fornire elementi che potrebbero condurlo a contraddirsi. Inoltre il tono assertivo impiegato dal mentitore costituisce un dispositivo psicologico per assicurare la veridicità delle informazioni e per aumentare l'attendibilità del discorso.

C)      si dice che..... : terzo modo linguistico ricorrente nella comunicazione menzognera consiste nella impersonalizzazione del discorso. In questo caso il mentitore si astiene dal parlare in prima persona e produce un numero esiguo di auto riferimenti. Per contro, egli fa ricorso in modo sistematico a  terze persone (con frasi tipo:”lui/lei, mi ha detto che e a forme impersonali  ( “si dice”, “noi” ). In questo caso possono essere frequenti le frasi fattuali che descrivono una situazione ed eventi ma che vengono attribuite ad altri.
Questo modo linguistico della comunicazione menzognera  definita come si dice che attraverso l'impersonalizzazione il mentitore intende evitare di assumersi la responsabilità di quanto sta comunicando. Qualora venisse scoperto, egli è sempre in grado di dissociarsi dagli enunciati fatti, poiché può giustificarsi sostenendo di avere riferito quanto ha sentito da altri.
    D)Aspetti di comunicazione  non verbali: la comunicazione menzognera comporta in modo costante il ricorso a sistemi extralinguistici di significazione, quale il sistema vocale paralinguistico, la mimica facciale, lo sguardo, il sistema cinesico dei gesti , la prossemica (uso della distanza e dello spazio) e l'aptica (il contatto corporeo). Questa condivisione è condivisa da qualsiasi altro tipo di comunicazione: dalla conversazione standard alla comunicazione ironica,politica, seduttiva etc.

Nella psicologia del senso comune esistono numerosi stereotipi sulla comunicazione della menzogna ad alto rischio. In questi stereotipi s sono in gioco credenze generali, radicate e resistenti, ancorchè superficiali e imprecise. Le credenze più stereotipate  più diffuse nella comunicazione della menzogna riguardano a una serie di comportamenti improntati al nervosismo e inquietudine.
La persona che mente sarebbe nervosa, tesa e contratta tende a distogliere lo sguardo dal suo interlocutore, non starebbe fermio sulla sedia; e farebbe più spesso dei sorrisi, farebbe molti gesti di auto-manipolazione
 per compensare la situazione di disagio (come grattarsi la fronte o la nuca, toccarsi le orecchie, attorcigliarsi i capelli etc.) si muoverebbe di più per l'irrequietezza  (tamburellando le dita, muovendo le mani, le gambe, i piedi).  Per quanto concerne l'eloquio, il mentitore farebbe un numero elevato di esitazioni e di errori linguistici, aspetterebbe più a lungo prima di fornire una risposta, farebbe pause più frequenti e più lunghe, avrebbe un tono di voce più acuto.
Il verdetto di questo sistema stereotipato di credenze è conseguente: un individuo che mostri questi comportamenti (o la maggior parte di essi), sta mentendo. Altrimenti, per quale ragione dovrebbe comunicare in quel modo?
Dopo anni  e anni di esperienza nel   campo dell'investigazione psicologica mediante l'analisi di migliaia analisi di videoregistrazioni e di interrogatori le  mie conclusioni sono che quando le persone mentono, fanno ricorso a un insieme di comportamenti non verbali profondamente diversi da quelle che la gente comune si immagina. Infatti L'esigenza di controllare la situazione conduce il mentitore a reprimere il più possibile quei comportamenti che si ritengono tipici della menzogna e a fornire impressioni il più possibile  credibili e veritiere. Paradossalmente il mentitore si comporta in modo opposto a quanto la gente pensa sugli indizi della menzogna. In linea di massima sopratutto nella situazione di menzogna ad alto rischio, egli tende a guardare in faccia a lungo l'interlocutore, ha un basso numero di ammiccamenti, muove poco le mani e le gambe, compie un numero limitato di gesti di automanipolazione. In tal modo il mentitore piò giocare su un atteggiamento di facciata che presenta il suo discorso onesto e accettabile.
Per  quanto riguarda  la comunicazione menzognera la voce si rileva in una modalità non verbale importante e attendibile. Infatti il mentitore sopratutto nelle menzogne ad alto rischio tende ad innalzare significativamente il tono della propria voce. L'innalzamento dei toni della voce è da attibuirsi ad una condizione emotiva che restringe le corde vocali.


Come si può osservare, i modi per dire una menzogna sono tanti e diversi. In sostanza, ogni mentitore sceglie il suo percorso comunicativo che è più congeniale  alla sua personalità, con le sue competenze e con il suo ambiente sociale. La variabile cruciale consiste nella capacità di controllo della comunicazione menzognera. La varietà dei modi linguistici a disposizione del mentitore gli consente di adottare e di seguire il percorso comunicativo più efficace in considerazione delle aspettative, delle credenze e degli atteggiamenti dell'interlocutore. In ogni caso il mentitore impiega le parole per “trasformare” la realtà in modo da renderla credibile. La comunicazione  menzognera, esige   un continuo controllo degli enunciati, poiché chi mente deve essere attento e sensibile ai cambiamenti di atteggiamento da parte del destinatario. E' un problema di finezza e di sintonizzazione non soltanto evitare di perdere di credibilità ma sopratutto per apparire onesto e veritiero. Mentre si mente occorre esercitare un controllo attento a quel che si dice e come lo si dice,su come si comporta e sulle reazioni del destinatario. Su questa capacità di controllo si  gioca l'abilità del mentitore. Dalle mie esperienze investigative è emerso che questa abilità e strettamente associata con la destrezza sociale nel gestire i rapporti con gli altri, nell'assecondarli e nel creare con la loro atmosfera di empatia. Infatti i soggetti che hanno una competenza sociale elevata sono quelli che risultano più abili nel mentire.

Consapevolezza dei propri modi di mentire

Le persone che mentono  sono consapevoli del modo di mentire..? Quali sono le credenze in proposito?
Per quanto riguarda i comportamenti non verbali, i bugiardi hanno credenze così stereotipate così radicate sulla condotta menzognera che essi ritengono di comportarsi in tale modo mentre mentono, quando in realtà non è così. I mentitori mentre dicono una menzogna, credono di distogliere lo sguardo, di sorridere, di muovere le mani, i piedi e le gambe, nonché di fare vari gesti di nervosismo con una frequenza e con un'intensità assai superiore a quella reale. Pensano, di comportarsi nella maniera stereotipata che la gente attribuisce ai mentitori, ma in realtà non è così. Soltanto glia aspetti vocali (come gli errori nel parlare, le esitazioni, la velocità del parlato e il tempo di latenza nelle risposte alle domande) si è osservato una corrispondenza  soddisfacente fra le proprie credenze e i dati realmente registrati.
Quindi possiamo trarre questa conclusione: è possibile che le persone possano migliorare la loro abilità per scoprire le menzogne altrui nella misura in cui si migliora la consapevolezza dei propri comportamenti non verbali mentre si dicono bugie.

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