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lunedì 12 novembre 2012

LA SINDROME DI STOCCOLMA


PARTE PRIMA














- Condizione psicologica particolare per cui la vittima di un rapimento, dirottamento o altre forme di sequestro comincia, soprattutto se la prigionia dura molto, a provare sentimenti positivi per il rapitore.

- Il nome deriva dal primo episodio studiato, una rapina con ostaggi alla Banca di Stoccolma nel 1973.

La vittima vede il “dio” (il carnefice) come oggetto di ammirazione e, nel caso si tratti di sottomissione sessuale, può giungere all’innamoramento. Si identifica con l’aguzzino, vuole far parte della sua vita per condividerne la potenza.

Il caso inverso della sindrome di Lima.

- Il nome deriva dal primo episodio studiato, una rapina con ostaggi alla Banca di Stoccolma nel 1973.

- Si sono formate sostanzialmente 3 opinioni sull’eziologia della sindrome:

a) Si deve ricondurre allo stato di dipendenza delle vittime dal carnefice

b) Si deve ricondurre al meccanismo di difesa freudiano dell’” identificazione con l’aggressore”

c) Si deve ricondurre ad un forte sentimento di gratitudine delle vittime per non essere state uccise



- Di solito la sindrome si sviluppa a doppio senso: anche il rapitore comincia a provare dei sentimenti positivi per la vittima.


- Si ritiene che di norma servano almeno 3 giorni di per prigionia poterla sviluppare e che il suo sviluppo sia influenzato da questi fattori:

a) Intensità del l’esperienza

b) Durata dell’esperienza

c) Dipendenza dell’ostaggio dal rapitore

d) Distanza psicologica dell’ostaggio dalle autorità

- La sindrome di Stoccolma è caratterizzata comunque da 3 aspetti fondamentali:

1) Sentimenti positivi da parte dell’ostaggio verso il rapitore

2) Sentiment i negativi da parte dell’ ostaggio verso le autorità

3) Ricambio dei sentimenti affettivi dell’ostaggio da parte del rapitore







 Il sentimento positivo può essere, a seconda dei casi e dei soggetti, fraterno, paterno o romantico 



- Il quadro clinico della sindrome porta con sé 4 importanti implicazioni:


1) Le autorità non devono fidarsi dell’ostaggio, né rivelandogli i piani per la liberazione

2) Non si può considerare attendibile un’eventuale dichiarazione né la testimonianza dell’ostaggio in tribunale

3) Spesso la vittima soddisfa il proprio bisogno inconscio di notorietà chiedendo la grazia nei media per il proprio rapitore

4) Lo sviluppo della sindrome aumenta sensibilmente le probabilità di sopravvivenza della vittima





- Una sindrome simile a quella di Stoccolma è la “sindrome del dirottamento”, in cui spesso le vittime non reagiscono con rabbia, ma con solidarietà verso i dirottatori

1 commento:

  1. salve, vorrei svolgere la mia tesi sulla sindrome di Stoccolma, lei ha per caso dei libri da consigliarmi?

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