SAI RICONOSCERE UNA PERSONA CHE MENTE..?

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martedì 7 giugno 2011

QUANTI MODI PER DIRE LE MENZOGNE

La flessibilità del significato e della menzogna
La comunicazione umana è un'attività simbolica, cognitiva, emotiva e sociale così complessa che offre grandi opportunità a chi intende mentire. Tali opportunità si radicano sul terreno medesimo del significato, in quanto il significato delle parole e delle frasi non è univoco ma si presta a una molteplicità di interpretazioni significati delle parole non presentano confini netti e precisi in quanto unità semantiche  discrete, ma sono caratterizzati da confini sfumati e continui. Un enunciato  è “sfumato” se è qualificato dalla proprietà di opacità referenziale. Per esempio, una lezione può essere “non male”, Paola può essere “piuttosto carina” e Marco può avere “molti amici”. In questi casi i termini quantificatori e i qualificatori permettono di “scavare” cioè “ricavare” il significato di una frase in modo più o meno profondo e con una certa semantica. Il medesimo  processo vale anche per le forme avverbiali e per gli incisi che introducono una lettura continua e sfumata cioè approssimativa del significato. Ad esempio se prendiamo la frase precisa “sono le tre” diventa sfumata appena si inserisce il termine circa :”sono circa le tre”. A pari dichiarazione, i significati presentano al loro interno una notevole gradualità semantica per la presenza di modi di dire e di modificatori scalari. Prendiamo ad esempio la parola “morto”: espressioni come “completamente morto”,”quasi morto”,”morto stecchito”,”non ancora morto”, “appena morto”, “morto di sonno”, “morto in piedi”, “morto che cammina”,”stanco morto”,”appena morto”,”morto per caso” veicolano significati assai diversi che vanno da uno stato biologico a una condizione psicologica.
Il significato quindi di “morto” non è assoluto ma varia in relazione dell'espressione e del contesto d'uso.
Inoltre, qualsiasi significato non è totalmente prevedibile né determinabile a priori, in quanto dipende sempre dal contesto di riferimento, né si possono dare significati fuori contesto o senza contesto.
In particolare, un dato contesto pone in evidenza certe proprietà del significato e, nel medesimo tempo, ne mette in ombra e ne “narcotizza” altre. In questa prospettiva il contesto svolge la funzione di selezione semantica. Di conseguenza,le interpretazioni dei propri e altrui enunciati non sono fissi nel tempo ma cambiano il contesto di riferimento. Questo contesto sfocia nel fenomeno della risemantizzazione contestuale, nella quale il parlante può attribuire certe proprietà semantiche a qualcosa che di per sé non le possiede ma che le viene ad acquisire in modo contingente entro un determinato contesto.
Per esempio posso chiamare sedia un tavolo, una cassa vuota, una pila di libri, un gradino se in giro non ci sono sedie e posso persino dire: “non occupare la mia sedia”. La risemantizzazione contestuale pone in evidenza una grande plasticità d'uso e una elevata  flessibilità dei significati, consentendo un'estesa gamma di applicazioni grazie a opportuni processi di aggiustamento semantico.
Tale flessibilità e plasticità dei significati sono alla base della comunicazione menzognera,poichè , entro limiti piuttosto estesi, i significati possono essere espansi o ridotti in accordo alle aspettative, alle credenze e agli scopi dei comunicatori.
In quanto tali, i significati possiedono  un numero considerevole di gradi di libertà e un valore di apertura o di chiusura che rende possibile una serie di diverse sue attualizzazioni.
Umberto Eco ci ricorda sempre nel suo Trattato di semiotica generale chela semiotica in principio, è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire”. Su questa piattaforma di flessibilità e di variabilità semantica si innestano  i diversi modi e percorsi comunicativi per dire menzogne.

Esistono modi tipici per dire menzogne?

Dopo aver architettato una menzogna nella propria mente, occorre anche dirla all'interlocutore. A questo riguardo si posso dichiarare due problemi:

  1. esaminare i modi  con cui dirla;
  2. verificare se esisto dei modi “tipici” per dirla.
Partiamo da questo secondo aspetto.
La comunicazione menzognera fa parte di quel più vasto fenomeno che da Luigi Anolli  è stata definita
come discomunicazione, ossia quell'ambito comunicativo in cui le componenti  implicite e indirette prevalgono su quelle esplicite e dirette. Rispetto alla comunicazione standard e normale, la discomunicazione accentua gli aspetti di opacità e di obliquità, in cui si ha una sorta di copertura intenzionale che conduce a un messaggio plurivoco, dotato di numerosi significati.
Tocca poi all'interlocutore la responsabilità di sciogliere l'ambiguità e di scegliere un certo percorso di senso fra quelli possibili suggeriti dal parlante medesimo.
Tuttavia sia la comunicazione standard e  sia la discomunicazione non rappresentano in ambiti separati e distinti della comunicazione, ma fra essi esiste una soluzione di continuità che impedisce ogni netta  dicotomia.  I processi e i meccanismi che valgono per la comunicazione standard valgono anche per la discomunicazione, e viceversa. Di conseguenza, se esistono molti modi per dire il vero, in quanto il parlante ha a sua disposizione una molteplicità di percorsi di senso per dire le cose e per comunicare i significati che ha in mente, questo succede ancora di più per la comunicazione menzognera.
 Sotto questo aspetto essa aumenta i gradi di libertà comunicativi a disposizione dei partecipanti, per cui vi sono innumerevoli modi per dire le menzogne. In funzione di tali gradi di libertà il parlante è in grado di calibrare il percorso  comunicativo della menzogna che intende dire.
Non esistono quindo modalità “tipiche” per dire le bugie, ma la  comunicazione ingannevole  si confonde con quella veritiera e onesta. Per una ragione, La comunicazione menzognera è, per definizione una comunicazione intrigante, poiché  non si sa fino a che misura la frase ingannevole copra aspetti di verità e fino che punto copra aspetti di falsità..
L'aspetto intrigante è ulteriormente accentuato dal fatto che la comunicazione menzognera, come qualsiasi altro tipo di comunicazione, comprende sia gli aspetti propriamente linguistici (le frasi dette) sia gli aspetti extralinguistici (le modalità non verbali). Si aumentano in tal modo i registri e i sistemi di segnalazione che possono essere coerenti ma che possono essere divergenti e in contrasto tra loro.
Invece secondo la psicologia del senso comune esistono degli indizi comunicativi “tipici” della menzogna, come il nervosismo, il gesticolare e l'evitamento dello sguardo. Essi sarebbero l'equivalente del naso di pinocchio e sarebbero alla base di teorie ingenue su come scoprire la menzogna.

martedì 31 maggio 2011

LE EMOZIONI DELLA MENZOGNA AD ALTO RISCHIO


La menzogna ad alto rischio è accompagnata, di norma, da una forte attivazione cognitiva infatti la consapevolezza del pericolo di essere scoperto e delle sue conseguenze comporta la comparsa di emozioni per lo più negative, dovute al timore di perdere la faccia, rovinare la propria immagine, di abbassare il livello di stima, nonché di distruggere la fiducia degli altri nei propri confronti. In modo specifico, la menzogna è connessa con la comparse delle cosiddette emozioni auto consapevoli o morali come  la colpa, la vergogna, e l’imbarazzo. Si tratta di emozioni che riguardano in modo selettivo il proprio sé e che implicano il giudizio degli altri su se stessi. In queste emozioni autoriferite l’immagine e la stima di sé vengono in primo piano.
La paura di essere scoperto e di essere accusato come bugiardo aumenta il livello dell’ansia e dello stress emotivo, poiché è in gioco il proprio onore.
La menzogna infatti nella nostra cultura occidentale, di solito, è sanzionata come un comportamento deplorevole e immorale che rompe il patto sociale di fiducia e credibilità.
L’insorgenza di emozioni negative collegata con le  con le emozioni ad alto rischio genera una serie di rilevanti.
Le risposte fisiologiche, come aurosal emotivo.
Fra di esse, si possono ricordare :
1.       l’accelerazione del battito cardiaco,
2.        l’innalzamento della pressione arteriosa,
3.       l’aumento della temperatura cutanea e della sudorazione,
4.       la riduzione della salivazione,
5.       l’incremento della conduttanza cutanea (effetto psicogalvanico).

Tali variazioni psicofisiologiche possono essere registrate dalla cosiddetta macchina della verità (lie detector)
Le reazioni emotive tuttavia  possono essere controllare dal soggetto, fino al punto di essere inibite. Siamo in presenza del coping emotivo, inteso come la capacità di far fronte  alle emozioni e di esercitare un controllo sulle proprie condotte emotive. I soggetti più addestrati in questa direzione provano minore tensione emotiva quando dicono una menzogna ad alto rischio. D'altra parte, le persone abituate a dire menzogne provano minore attivazione emotiva, poiché sono esercitate a farlo. Le spie per esempio sono sottoposte a lungo addestramento per raggiungere un livello assai elevato di potere e controllo sulle proprie emozioni.

Perchè mentire

Qualunque tipo di menzogna avete in mente, a questo punto possiamo chiederci: perchè mentire?
Da quanto finora è stato esaminato possiamo rispondere:qualsiasi motivo è valido per far ricorso alla menzogna: In linea di principio, la condotta ingannevole è un modo generale ritenuto efficace e utile per la gestione delle risorse comunque limitate dell’ambiente. In questo senso mente soprattutto chi (in posizione  subordinata o dominante) ritiene di ottenere maggiori guadagni e vantaggi facendo ricorso alla menzogna rispetto ad altri modelli di interazione.

In generale le persone che fanno più spesso ricorso alla menzogna, più delle altre hanno a cuore l’immagine di sé e le impressioni che creano nella loro vita sociale. In ogni caso tale ricorso è alimentato molto di frequente
da motivazioni psicologiche che da ragioni per ottenere vantaggi materiali. Entro questo orizzonte si possono individuare tre principali motivazioni per mentire.
a)      Ottenere benefici personali : la prima motivazione fa riferimento alle motivazioni egoistiche, può alimentare la condotta menzognera anzitutto per ottenere vantaggi positivi, quali generare un'immagine migliore di sé in termini di accettabilità sociale e di competenza, aumentare il livello di autostima, migliorare      la propria posizione sociale ecc . Tale motivazione può altresì condurre alla menzogna per evitare svantaggi personali, quali subire sanzioni e punizioni, perdere la faccia, venire ostracizzati da un gruppo ecc. In effetti, i soggetti che hanno una autoconsapevolezza pubblica (cioè la capacità di diventare consapevoli della prospettiva di un'altro e di saper agire da tale prospettiva) più elevata tendono a dire più menzogne rispetto a che possiede una consapevolezza sociale inferiore. Inoltre coloro che hanno la preoccupazione di gestire al meglio le impressioni che fanno sugli altri, mentono più spesso rispetto a  chi non ha questa preoccupazione.

b)      proteggere gli altri : la seconda motivazione può giustificare il ricorso alla menzogna per mantenere buone relazioni sociali con gli altri. Rientrano in questo ambito   le menzogne dette per mascherare le proprie emozioni e le valutazioni negative nei confronti dell'altro, per evitare di urtare i propri sentimenti e le sue opinioni, per sostenere in modo più o meno adulatorio la sua immagine, per impedire condizioni negative di sofferenza e di dolore ecc.
c)       Siamo in presenza di menzogne altruistiche e benevoli.

d)      danneggiare gli altri :  La terza motivazione può condurre  alla menzogna per recare danno agli altri, in quanto si ritiene che da questa condizione rappresenti una premessa indiretta importante per un proprio vantaggio personale. Sono in gioco i comportamenti antisociali dell'insinuazione e della calunnia dell'imbroglio e dell'istigazione, della mistificazione e del raggiro, della truffa e del travisamento. In queste  situazioni     il mentitore persegue la prospettiva macchiavellica attraverso lo sfruttamento consapevole degli altri per ottenere in modo illecito i propri vantaggi personali e per realizzare i propri obiettivi. Questa motivazione richiede una raffinata destrezza relazionale e una elevata capacità di manipolazione degli altri.