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venerdì 1 giugno 2012

Via Rapetto, "l’occhio viglile del web" estromesso dalla Gdf, si dimette


Rapetto capo del nucleo speciale frodi informatiche, noto come "lo sceriffo del web", lascia la Guardia di Finanza. 
Parlare di lotta ai crimini e alle truffe informatiche, in Italia, significava parlare di lui: il colonnello Umberto Rapetto, capo del Nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di Finanza, un gruppo di specialisti da lui stesso fondato e sviluppato che poteva vantare un lungo elenco di successi a vantaggio non solo della legalità, ma soprattutto  alle casse dello Stato.  Rapetto è stato il pioniere delle indagini informatiche, fin da quando Internet, per la burocrazia e anche per gli apparati di sicurezza del nostro paese, era ancora pressoché sconosciuto.



Ebbene, Rapetto è stato rimosso dal suo incarico. 
Motivo?
 "Ordinari criteri di rotazione del personale". Bene, si dirà, ma gli sarà stato affidato qualche altro compito dove possa mettere a frutto le sue indiscusse capacità. Invece no: è stato mandato al Centro alti studi della Difesa (Casd).
 A formare altri investigatori, come del resto, proprio tenendo una serie di corsi, fa già da 15 anni? 
No: a seguire un corso, da "STUDENTE". E Rapetto, in questi giorni, ha annunciato le sue dimissioni.

La vicenda, che ha dell'incredibile, ha sollevato una tempesta politica. Tutti si dichiarano sorpresi e scandalizzati e chiedono che i ministri competenti intervengano per invitare i vertici delle Fiamme Gialle a riconsiderare la decisione. Peraltro, il ministro più direttamente interessato è quello dell'Economia e Finanze, ossia lo stesso presidente del Consiglio Mario Monti che ricopre anche questo incarico.

Nei testi delle interrogazioni si leggono notizie piuttosto sconcertanti. Per esempio che Rapetto ha chiesto formalmente di parlare con il Comandante generale, com'è suo diritto, e la richiesta è stata rigettata dai quadri intermedi che invece sarebbero stati tenuti ad inoltrarla. Che per sostituirlo sono stati designati ben sei ufficiali, ma senza nessuna procedura di selezione, tanto che quattro di loro non avrebbero alcuna competenza specifica in questa materia; si collocherebbero però al di sopra dei due capitani che da anni lavorano insieme a Rapetto, relegati così in fondo alla scala gerarchica. Che è stata ignorata la richiesta della Procura di Grosseto di soprassedere al trasferimento, visto che il colonnello sta indagando sul naufragio della Costa Concordia, come del resto era stata ignorata la proposta del Procuratore della Corte dei conti del Lazio di promozione del colonnello e dei suoi collaboratori, visti i brillanti esiti delle loro indagini.

Tra queste ultime vengono ricordate quelle che hanno portato alla condanna definitiva degli hacker entrati nei nostri sistemi del Pentagono, della Nasa, di governi stranieri, del Senato e di ministeri ed altri enti italiani. L'operazione "Macchianera", che ha permesso di scoprire centinaia di false posizioni Inps. L'operazione "Stamina RX" che ha coinvolto 10 Procure e ha sgominato un'organizzazione che vendeva via Internet farmaci pericolosi. L'operazione "Carta da pacchi", su delega della Procura di Roma, che ha smascherato una banda che offriva l'opportunità di pagare bollette e cartelle esattoriali con sconti significativi, provvedendo in realtà a migliaia di operazioni con carte di credito rubate o clonate. E tante altre, impossibile ricordarle tutte.

Ma quella che probabilmente è stata fatale a Rapetto è forse la più importante, quella sulle slot machines del "gioco legale" installate negli esercizi pubblici, che ha portato al recupero di 2 miliardi e mezzo per il bilancio dello Stato ma ha pestato molti piedi importanti, nei Monopoli, nelle società concessionarie e nella galassia di faccendieri che si muovono tra politica, alta burocrazia ed affari. Dicono alcuni parlamentari che Rapetto avesse ricevuto caldi inviti ad andare piano con le sue indagini, inviti che il colonnello ha del tutto ignorato contribuendo a scoperchiare un giro di malaffare i cui sviluppi sono ancora in corso. E' di questi giorni la notizia degli arresti domiciliari per Massimo Ponzellini, che quando era presidente della Bpm concesse un finanziamento da 148 milioni di euro, ritenuto irregolare, alla società Atlantis, vincitrice dell'appalto per i giochi, a sua volta controllata da una società offshore basata nelle Antille Olandesi e facente capo a Francesco Corallo, figlio di Gaetano, condannato per reati di criminalità organizzata, e legato al clan di Nitto Santapaola.  In varie interrogazioni si adombra l'ipotesi che proprio questo sia il motivo che ha generato l'"ordinario criterio di rotazione del personale" in base al quale Rapetto è stato rimosso.

L'intento "punitivo", del resto, è reso evidente dalla destinazione assegnata al colonnello.  Proprio in questo periodo deve essere per esempio designato il responsabile dell'Ufficio per la protezione dagli attacchi informatici presso la Presidenza del Consiglio. Sembrerebbe uno dei possibili posti su misura per Rapetto, ma a candidarlo non ci ha pensato nessuno.

Rapetto, ora che si è dimesso, con la sua esperienza e la sua fama internazionale non ha certo problemi a trovare un'occupazione sicuramente molto meglio retribuita di quella svolta finora. La perdita secca è per lo Stato e per tutti gli italiani veri. A meno che il presidente del Consiglio e ministro dell'Economia del governo dei tecnici non decida che sarebbe davvero un peccato privarsi di uno dei tecnici più qualificati di cui l'amministrazione può ancora disporre.
Davvero Presidente Monti vuole cambiare l'Italia..?
Allora cambi gli uomini.....ma quelli giusti.
Intanto...rendo onore a un  ufficiale e uomo, caduto perché vuole l' Italia migliore.
A presto Sam




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